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Théodore Géricault

La zattera della Medusa, 1818

 


Le Radeau de la Méduse
1818-19, oil on canvas, 491 x 716 cm,
Musée du Louvre, Paris, France
Ingrandire

Il quadro di Gericault, la zattera della Medusa, prende spunto, nel suo soggetto, da un fatto di cronaca successo nel 1816: l'affondamento della nave francese Medusa. Gli occupanti della nave si rifugiarono su una zattera che rimase abbandonata alle onde del mare per diverse settimane. Gli sfortunati occupanti di quella zattera vissero una esperienza terribile che condusse alla morte la gran parte di loro. Solo una quindicina di uomini furono tratti in salvo da una nave di passaggio, dopo che su quella zattera era avvenuto di tutto, anche fenomeni di cannibalismo. L'episodio colpì molto l'immaginazione di Gericault che, immediatamente, si mise al lavoro per la realizzazione di questa che rimane la sua opera più famosa.

Bisogna ricordare il periodo storico in cui è nata questa tela. La Francia era appena uscita da una esperienza storica che l'aveva profondamente segnata: prima la Rivoluzione e poi l'impero napoleonico. Napoleone, nel 1815, a Waterloo era stato definitivamente sconfitto e confinato nell'isola di Sant'Elena. Nel 1816, con il Congresso di Vienna, gli stati europei avevano ripristinato la situazione geo-politica antecedente la Rivoluzione Francese. Tutto ciò che era successo con questa esperienza francese sembrava definitivamente cancellato con un colpo di spugna.

Lo stato d'animo dei francesi, in quegli anni, era soprattutto di sconforto e di delusione. Sentimenti originati dalla constatazione che ciò che essi avevano fatto non era servito a nulla. Il senso di disagio e di deriva finiva per rispecchiarsi direttamente in un quadro che rappresentava appunto un naufragio. Così, volutamente o casualmente, la zattera della Medusa divenne la metafora di un naufragio che, simbolicamente, vedeva coinvolta tutta la nazione francese. Se «Il giuramento degli Orazi» di David rappresenta la Francia prima della Rivoluzione, «La zattera della Medusa» dà l'immagine psicologica della Francia dopo che la Rivoluzione si è conclusa con il fallimento dell'impero.

Il quadro di Gericault, dunque, usa un episodio di cronaca quotidiana per esprimere un contenuto preciso: la vita umana in bilico tra speranza e disperazione.

Formalmente il quadro è costruito secondo il classico sviluppo piramidale. Nel quadro di Gericault le piramidi sono in realtà due ed esprimono due direzioni che si incrociano tra loro opponendosi. La prima piramide parte dall'uomo morto in basso a sinistra ed ha il vertice nell'uomo che, di spalle, sta agitando un panno. È la direzione umana cha va dalla disperazione, di coloro che sono morti, alla speranza di chi ha ancora la forza di agitarsi con la speranza di essere visto da qualcuno che vada a salvarli. La seconda piramide parte dalle onde del mare per giungere all'albero che sorregge la vela. Questa è la direzione del mare che spinge in direzione opposta rispetto alla direzione delle speranze umane. È proprio la tensione visibile tra queste due forze opposte a dare un primo tratto drammatico alla scena.

Nei primi studi , preliminari alla realizzazione finale del quadro, Gericault mise una nave all'orizzonte nella direzione in cui guarda l'uomo che agita il panno. La presenza della nave all'orizzonte dava in realtà la sensazione del lieto fine. La sensazione che oramai, per i sopravvissuti, la brutta avventura stava per volgere all'epilogo. Ciò comportava lo scioglimento della tensione psicologica.

Nella stesura definitiva la nave all'orizzonte scompare, proprio per aumentare il senso del phatos. Chi guarda non sa come la vicenda andrà a finire e quindi deve cogliere la sensazione drammatica di chi ancora non sa se verrà salvato o meno. E lo spettatore non può saperlo, anche perché vede lo stesso orizzonte che guarda l'uomo che agita il panno. Se la composizione fosse stata ruotata di 180 gradi, e l'uomo guardava verso lo spettatore del quadro, avrebbe idealmente chiesto a lui aiuto. In questo caso si sarebbe aumentato il senso di pietà da parte dello spettatore nei confronti di chi, dal quadro, gli chiedeva aiuto. Invece, vedendo l'uomo di spalle, è costretto a compenetrarsi nel suo punto di vista. E all'orizzonte di quel punto di vista lo spettatore non vede, e non potrebbe vedere, nulla. Così che deve vivere totalmente il dubbio dell'uomo che non sa quale sarà il finale, la morte o la salvezza, che lo aspetta.

In quest'opera, di altissima tensione drammatica, Gericault usa più riferimenti alla storia dell'arte. L'atmosfera e i contrasti luministici rimandano inevitabilmente a Caravaggio. Anche il braccio abbandonato nell'acqua, dell'uomo morto in basso a sinistra, è copiato da Caravaggio. Lo stesso braccio che copiò David nella «Morte di Marat». Le figure hanno una tensione muscolare, e una torsione, che rimandano immediatamente a Michelangelo. Le figure in basso a sinistra, del ragazzo morto e del padre che lo sorregge pensoso, sembrano due statue greche. Da notare il particolare del ragazzo che, benché nudo, ha le calze arrotolate ai piedi. Questo particolare, di crudo realismo, sgombera il campo da qualsiasi lettura mitologica o idealizzata. Quelle calze, così comuni e banali, danno il senso tragico della umanità violata, ossia della morte vera che spegne le persone vere in carne ed ossa.

 

 

Biografia

 

 
Jean-Louis-André-Théodore Géricault nasce a Rouen il 26 settembre 1791, unico figlio di Georges Géricault e Louise Caruel. Nel 1796 la famiglia si stabilisce a Parigi, dove Théodore compie gli studi presso il Lycée Impérial. Nel 1808 entra come allievo nello studio di Carle Vernet. Dopo aver trascorso due anni presso Vernet, decide di entrare nell'atelier di Guérin. Nel 1812 frequenta l'Ecole des Beaux-Arts, e partecipa al Salon con il quadro L'ufficiale dei cavalleggeri della Guardia imperiale alla carica . Dopo una tormentata relazione sentimentale, Théodore decide di partire per l'Italia dove si trattiene dall'autunno del 1816 all'autunno dell'anno successivo. Al suo ritorno Parigi si dedica alla litografia con soggetti d'ispirazione militare e scene di vita romana. Fra il 1818 e il 1819 lavora alla grande tela della Zattera della Medusa che, esposta al Salon, suscita reazioni contrastanti. Al termine di questa impegnativa opera, l'artista si reca a Londra in compagnia del disegnatore Charlet. Nel giugno del 1820 la Zattera della Medusa viene presentata con successo all'Egyptian Hall di Londra. Dopo aver fatto visita a Bruxelles al pittore David in esilio, Théodore fa rientro in Inghilterra. Durante il suo secondo soggiorno londinese pubblica una serie di litografie dal titolo Various Subjects Drawn from Life and on Stone . Alla fine del 1822 ritorna definitivamente a Parigi. Il suo ritorno in patria è funestato da alcune speculazioni economiche rovinose e da due gravi incidenti a cavallo. Nonostante le precarie condizioni di salute, l'artista realizza numerose litografie e inizia la serie dei ritratti di alienati, per il dottor Etienne-Jean Georget (1822). Ormai immobilizzato, Géricault prepara i disegni per alcuni quadri e illustra le opere poetiche di Byron (1823). Muore il 26 gennaio 1824, a trentadue anni, nella sua casa parigina tra le braccia di Dedreux-Dorcy e dei colonnelli Bro e Brack. Al Salon di quell'anno vengono esposti, come gesto di omaggio, due dei suoi ultimi dipinti, Fucina di paese e Garzone che dà l'avena a un cavallo . In quello stesso anno il museo del Louvre acquista, attraverso la mediazione di Fourbin e di Dedreux-Dorcy, la Zattera della Medusa .

 

grazie a: http://www.artonline.it/biografia.asp?IDArtista=44